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Linea ferroviaria Arcisate-Stabio

Milano, 26 novembre 2014 – L’impresa del Gruppo dell’ing. Claudio Salini – a capo dell’omonimo Gruppo di costruzione che oggi inaugura la tratta svizzera Mendrisio – Stabio nel rispetto dei tempi contrattuali – risponde a gran voce alle “accuse” di RFI circa la rescissione del contratto per l’ultimazione dei lavori della tratta italiana dell’Arcisate – Stabio. Una responsabilità, quella dello stop al cantiere, che ICS non può assumersi, contrariamente a ciò che invece dichiara RFI.

“In Svizzera – precisa l’ing. Claudio Salini – abbiamo lavorato con la stazione appaltante per risolvere i problemi emersi nel tratto elvetico ed anche in tale tratta ci sono stati aumenti di spesa e problematiche inerenti lo smaltimento delle terre in esubero, ma ciò non ha portato al fermo dei lavori e l’incremento globale dei costi, nell’ordine del 20% dell’importo originario dell’appalto, non ha creato alcun problema all’esecuzione dei lavori”.

Che la tratta italiana avrebbe subito dei sostanziali incrementi di spesa era noto dal 2013, alla firma del primo Accordo con RFI e Regione e, ciò, era stato comunicato anche nella sottoscrizione dell’Accordo del 19 febbraio scorso tra ICS, RFI e Regione Lombardia. In tale occasione, infatti, l’impresa aveva espresso la necessit di reperire almeno altri 30 milioni di euro, cifra da definire meglio solo a valle delle prescrizioni imposte a seguito dell’approvazione del CIPE, che comunque si attestava intorno al 15% del valore attuale de Contratto e dell’originario importo posto a base di gara nel 2008. Tale richiesta economica ci si auspicava che i vertici di tutte le parti coinvolte, nelle more delle autorizzazioni amministrative del CIPE, RFI si facesse parte diligente nel reperimento delle somme necessarie per terminare l’appalto.

ICS ha sempre perseguito la volont di portare a termine i lavori, sottoponendo ripetutamente a RFI, dall’agosto 2011, soluzioni tecniche ed economiche atte a terminare l’opera negli originari tempi contrattuali di fine 2013, ma le stesse sono state tutte archiviate senza possibilit di dialogo costruttivo, che probabilmente avrebbe permesso di inaugurare la tratta italiana contestualmente a quella svizzera con sostanziale risparmio di tempi e soldi.

L’ing Salini evidenzia quanto sia assurdo che la Stazione Appaltante (RFI) sia sorpresa della richiesta fatta da ICS per ultimare le opere, quando lo stesso Accordo del 19 febbraio scorso esprima chiaramente che “qualora l’autorizzazione del CIPE avvenga entro il 30 settembre l’impresa si obbliga ad eseguire i lavori a finire salvo il diritto di richiedere i maggiori oneri per la realizzazione, mentre nel caso in cui l’autorizzazione avvenga dopo tale data le Parti si ritroveranno per concordare i maggiori costi di esecuzione dell’Appalto”.

“RFI – ribadisce l’ing. Claudio Salini – ha voluto giocare la propria partita scommettendo sull’approvazione del CIPE senza volersi curare degli impatti derivanti dalla mancata approvazione entro la data del 30 settembre, ciò malgrado sin dal mese di settembre ICS abbia sempre dato, anche nei Tavoli di Monitoraggio, la disponibilit di iniziare ad analizzare il dettaglio dei maggiori costi da sostenere per completare i lavori. Il 1 ottobre – continua l’ing. Salini – la mia azienda si è trovata costretta a dichiarare che non era intenzionata a proseguire i lavori ai Prezzi Contrattuali e successivamente ha formalizzato la richiesta di compenso dei maggiori oneri, il tutto in linea con le pattuizioni di cui all’art.8 sottoscritto tra le Parti a febbraio 2014”.

La richiesta formulata dal Gruppo dell’Ing. Claudio Salini di 52 milioni di euro per ultimare il 65% delle opere dell’Arcisate –Stabio – lavori appaltati nel 2008 peraltro con il prezziario RFI del 2003 e, che saranno eseguite dal 2015 al 2017, ben oltre i tempi originariamente e contrattualmente previsti – non solo è stata reputata eccessiva, ma RFI si è proposta di corrispondere a fronte di tale proposta solo 1 milione di euro, dichiarando la palese intenzione di voler interrompere il rapporto contrattuale con ICS.

“Questa tesi – incalza l’ing. Claudio Salini – è avvalorata dal fatto che la copiosa documentazione a supporto della richiesta formulata dall’impresa non è stata minimamente analizzata dai tecnici RFI/ITALFERR, che si sono solamente espressi con un totale diniego di qualsiasi soluzione formulata dalla mia impresa, nella ricerca di un qualsivoglia cavillo giuridico che non ci permettesse di proseguire i lavori a qualsiasi costo”.

Un altro esempio della politica del “non fare” che ha portato alla soluzione più semplice, cioè la rescissione del contratto e il conseguente stop ad un’importante e strategica opera pubblica. “Una ferita aperta – conclude l’ing. Claudio Salini – in un territorio che per anni ha dovuto subire tale braccio di ferro al quale oggi tutti abbiamo perso, a causa del fallimento del dialogo e del buonsenso. Auspico che l’Arcisate-Stabio non sia un’altra delle incompiute e delle tante opere ferroviarie che in Italia – ricordiamo la Stazione ferroviaria di Afragola, la tratta ferroviaria della Roma – Guidonia, la Orte Fabriano oppure il passante di Firenze – a distanza di 10 anni dalla data di appalto risultano ancora ferme. Si parla del “decreto del fare” e delle nuove opere da realizzare nei prossimi anni, ma trovo assurdo che con tanti cantieri aperti e fermi non si dedichi tempo e risorse per ultimarli, mandando a casa migliaia di operai e facendo saltare centinaia di imprese che crebbero lavoro e non disoccupazione”.

Ufficio Stampa
Cristina Nespoli
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